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DA PORDENONE LA CISL LANCIA LA SUA PROPOSTA DI LEGGE SULLA PARTECIPAZIONE

In Fiera l’incontro su partecipazione e democrazia economica con Sbarra, Ciriani, Fedriga, Castro e Candotti. Sbarra: “Democratizzare, umanizzare e rendere più efficienti le relazioni industriali”. Alla notizia sopraggiunta di due giovani in fin di vita nel Pordenonese, Sbarra chiama ad una “grande offensiva nazionale” sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

Una legge di iniziativa popolare sulla partecipazione, che poggia sull’articolo 46 della Costituzione, pronta per essere depositata il prossimo 20 aprile alla cancelleria della Corte di Cassazione. Una proposta che si basa sulle esperienze partecipative più importanti realizzate in Italia, a partire da Pordenone, con l’obiettivo ben preciso di democratizzare, umanizzare e rendere più efficienti le relazioni industriali. Ed è proprio dalla città della destra Tagliamento e di Zanussi, che la Cisl sceglie di lanciare la sua iniziativa, dal palco del confronto promosso dal Comune di Pordenone in collaborazione con Cisl Fvg, sul tema della partecipazione e democrazia economica, e che ha visto assieme, oltre al numero uno del Sindacato, anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga, il commissario straordinario del Gruppo ACC, Maurizio Castro e il vice-presidente di Confindustria Alto Adriatico, Paolo Candotti. “La partecipazione per noi è la chiave per affrontare tutte le grandi questioni deflagrate negli ultimi anni – ha esordito Sbarra. Di fronte ad una platea di oltre un centinaio di persone – dalla questione salariale al nodo degli investimenti produttivi sul territorio; dalla produttività del lavoro alle giuste flessibilità negoziate; dalla qualità dell’occupazione alla formazione, alla ricerca, all’innovazione dei processi e di prodotto; dalla salute e sicurezza nelle aziende alla sostenibilità sociale degli ecosistemi produttivi”.  “Far entrare la rappresentanza del mondo del lavoro, nei board decisionali delle imprese, dare buon governo alla partecipazione azionaria e finanziaria, vuol dire tenere insieme tutto questo: vuol dire – ha incalzato – cambiare prospettiva, allontanarsi da un sistema di crescita disequilibrato, ancora poco legato all’economia reale, incapace di legare solidarietà e produttività, nuova occupazione di qualità e valore aggiunto, diritti dei lavoratori, innovazione, ricerca e crescita economica, radicamento delle aziende sui territori. La partecipazione, così come la concertazione e il dialogo sociale, è una scelta strutturale di metodo per affrontare in maniera condivisa i problemi. Impegna tutti gli attori alla corresponsabilità. E non è utilizzabile solo in relazione a proprie convenienze o a situazioni contingenti”. Tema – quello del dialogo sociale e della responsabilità – richiamati con forza anche dal ministro Ciriani.  Oggi più che mai – ha detto in sostanza il rappresentante del Governo – non è momento di alzare la bandiera dello scontro, ma quella della responsabilità. Lasciato alle spalle un inverno che si preannunciava drammatico, – secondo il ministro – oggi si intravedono in lontananza segnali di ripresa, che vanno aiutati lavorando assieme, e sostenendo la partecipazione come un fondamentale salto di qualità per il mondo del lavoro. Porte aperte, dunque, alla proposta cislina, con Maurizio Castro che si candida ad essere il primo firmatario a Pordenone, scelta dalla Cisl come “territorio antesignano di percorsi di innovazione delle relazioni sindacali e industriali, di intese con alla base il modello partecipativo”. Un modello “micidialmente attuale” per il commissario straordinario del Gruppo ACC, l’unico per governare le complessità e che andrebbe formalizzato anche legislativamente. Un modello sperimentato in passato anche dalla Zanussi e che – esprime critico Castro – “se fosse stato vivificato, oggi il gruppo Electrolux non sarebbe sdrucciolato in quelle turbolenze in cui si trova e che sconta il deficit di autenticità di relazione propulsiva tra tutti gli organi chiamati a governare l’impresa. Electrolux oggi manca di limpidezza strategica, di un confronto vivificante con rappresentanze del lavoro”. Eppure, la storia innovativa del territorio e del Friuli Venezia Giulia non si ferma e a ricordarlo è il presidente della Regione, che definisce il nostro lembo di terra  a NordEst come un “unicum a livello nazionale” sul fronte della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, ricordando l’articolo 88 della legge “Sviluppo Impresa”, che prevede una premialità per le imprese che prevedono la redistribuzione del profitto d’impresa, l’attivazione di procedure di formazione e consultazione ulteriori a quelle dettate dai CCNL in occasione di decisioni rilevanti per impresa, l’istituzione di organismi paritetici per la parte che riguarda il welfare aziendale, sicurezza, formazione, l’accesso dei lavoratori al capitale di impresa. “Una cosa totalmente rivoluzionaria per il mondo delle regioni e che attualizza l’art. 46 della Costituzione e che mi auguro possa essere replicata anche in altre realtà nazionali”. “Occorre – ha aggiunto il vicepresidente di Confindustria Alto Adriatico, Paolo Candotti, ricordando anche – investire sul cosiddetto capitale umano, interrogandoci anche su come imprenditori e istituzioni possono soddisfare le aspettative del mondo del lavoro e dei giovani in particolare”. Settimana corta e salario minimo gli altri temi al centro del dibattito, scosso, però dalla notizia sopraggiunta di due giovani pordenonesi, uno in fin di vita e l’altro purtroppo clinicamente morto a causa di due infortuni sul lavoro. Platea ammutolita e Sbarra che tuona: “Occorre una grande offensiva nazionale sul tema della salute e sicurezza sul lavoro, con il tavolo con il Governo che deve ripartire.  Non possiamo assistere ad una strage ormai quotidiana, con tre persone che mediamente perdono la vita ogni giorno. Questo è un fatto indegno per un Paese civile come il nostro. Assuefarci, considerare come fossero solo numeri, 1.200 lavoratori e lavoratrici che ogni anno perdono la vita in ambienti lavorativi è inaccettabile”.